La difficile "vita" di Valentina

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La difficile "vita" di Valentina

Il titolo di questo post vuole solo raccontare le difficoltà che abbiamo incontrato dovendo affrontare un personaggio come Valentina di Guido Crepax.

Non tanto per il personaggio in se, ma soprattutto per come lo disegnava Crepax, o meglio per come NON lo disegnava... Valentina (come tutta l'opera di Crepax) è di fatto solo "un'idea" di un personaggio, di una donna; il suo particolarissimo tocco grafico era fatto di linee nere, punti, quasi graffi sulla carta, e cos’, una donna era costituita da poche linee che ne definivano il contorno. Il viso, per esempio, era costruito con pochissimo: le labbra qualche riga, il naso due punti, spesso il contorno neppure c’era. Tutto questo graficamente è stato geniale, artistico, inconfondibile, ma renderlo tridimensionale è un’altra storia.

Tutta un’ altra storia. Mancano i punti di riferimento, gli spazi e spesso addirittura le forme. Una figura tridimensionale crea delle ombre naturali, scava, accentua, modella: in Valentina disegnata tutto questo non c’è, è la mente di chi guarda che gli da forma. E poi i “colori”: Valentina non solo è sempre stata solo un personaggio in bianco e nero ma di un autentico bianco + nero! niente sfumature, niente vie di mezzo. China e carta. Così anche quando abbiamo dovuto decidere come decorare la statua è stata un’altra bella sfida! Ma in questo caso, chi meglio dello scultore e anche decoratore di questa statua, può descriverci questo piccolo grande lavoro?

Ecco la testimonianza di Mauro Pietro Gandini e qualche foto del work-in-progress. "Lavorare su Valentina ha richiesto uno studio particolare di quello che è stato il lavoro di Crepax. Il nemico maggiore incontrato durante la progettazione e la realizzazione della statua è stata la scultura stessa, la sua presenza nello spazio, le ombre, i chiaroscuri. Riflessione per niente scontata: il lavoro del Maestro è stato quello della sapiente composizione e del "levare". Restavano solo i tratti essenziali del personaggio, non un tratto di più, non uno di meno. Realizzare una statua di Valentina ha dunque voluto dire questo: che fosse resa la sua essenza, quel taglio degli occhi, il nero caschetto, la silhouette precisa. Nel 360 gradi, in aggiunta. Perciò ci è sembrata azzeccata la scelta di uno schizzo di Crepax sul quale fondare il progetto della prima statua mai realizzata di Valentina. Perciò anche la scelta della colorazione doveva in qualche modo celebrare l'icona: colori piatti, un gioco di tinte e di pennellate imprecise che sapessero dire un grazie al tratto al quale si erano ispirate"

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